L’intelligenza artificiale (AI) sta diventando uno strumento sempre più utilizzato in campo medico, il problema è che si tratta di tecnologie molto complesse il cui impatto non è sempre facile da prevedere. In Italia, sono ancora pochi i testi rivolti a un pubblico non necessariamente esperto che affrontano i nodi cruciali della questione e spiegano con chiarezza il funzionamento delle principali piattaforme di AI, molte delle quali stanno già entrando negli studi clinici. Tra questi, merita attenzione la “Guida facile all’intelligenza artificiale in medicina”, recentemente pubblicata da Il Pensiero Scientifico Editore, a firma di Alberto E. Tozzi e Diana Ferro, entrambi in forza presso l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, nell’unità di ricerca in medicina predittiva e preventiva.
Il virus dell’epatite B (HBV) è un campione nel gioco del nascondino: si rifugia nel fegato, dove riesce a eludere terapie e sistema immunitario, mantenendosi silente ma attivo per anni. Eliminarlo del tutto, finora, è stato impossibile. Ma oggi le nuove terapie avanzate basate sulla tecnologia dell’editing del genoma puntano proprio a stanarlo, colpendo direttamente il suo DNA anche quando è fuori dalla portata degli antivirali tradizionali. È questo l’obiettivo di PBGENE-HBV, trattamento sperimentale sviluppato da Precision BioSciences, che a marzo ha ricevuto il via libera della Food and Drug Administration (FDA) per l’avvio di uno studio clinico di Fase I negli Stati Uniti. Si tratta della prima terapia basata sull’editing genomico in vivo ad essere testata sul suolo americano per l’epatite B cronica.
Negli anni Ottanta la finestra di opzioni terapeutiche per leucemia o linfoma era estremamente ristretta e, anche solo vent’anni fa, la situazione era decisamente più difficile e limitata di quanto non sia oggi. Che cosa ha dunque spostato gli equilibri e concesso agli oncologi e agli ematologi un vantaggio concreto nella lotta a queste malattie? La risposta è in un acronimo che i più hanno imparato a conoscere: CAR-T. In precedenti occasioni abbiamo paragonato l’avvento di queste terapie a una rivoluzione epocale e, per tempi e modalità, risulta difficile trovare un altro termine di confronto. A beneficiare degli esiti di questa rivoluzione sono i pazienti affetti da alcune forme di linfoma, leucemia o mieloma, incurabili fino a qualche anno fa ma che, adesso, hanno una concreta ed efficace opportunità di trattamento.
Due importanti approvazioni hanno segnato, a solo un giorno di distanza, un importante passo avanti nella lotta contro una delle malattie genetiche più gravi che colpiscono gli epiteli: l’epidermolisi bollosa distrofica recessiva (RDEB). L’Europa non ha fatto in tempo ad allinearsi con gli Stati Uniti rispetto all’Autorizzazione all’Immissione in Commercio per beremagene geperpavec (Vyjuvek) - terapia genica topica prodotta da Krystal Biotech e già approvata dalla Food and Drug Administration (FDA) nel 2023 - che il Nuovo Continente ha deciso di raddoppiare. Un giorno dopo la notizia europea è stato, infatti, annunciato che la FDA ha dato il via libera alla terapia genica prademagene zamikeracel (Zevaskyn) sviluppata da Abeona Therapeutics): si tratta del primo trattamento basato sul trapianto lembi di cellule geneticamente corrette.
Ad aprile l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ha pubblicato il suo nuovo dossier Horizon Scanning 2025, un’analisi prospettica dei farmaci che potrebbero arrivare sul mercato italiano nel prossimo futuro. Il documento, pensato per supportare la programmazione delle politiche sanitarie e la governance della spesa farmaceutica, fornisce un’anticipazione dei medicinali ad alto impatto attualmente in fase avanzata di valutazione regolatoria o prossimi all’autorizzazione. Considerate le richieste di autorizzazione all’immissione in commercio arrivate all’ente regolatorio europeo, AIFA segnala che si attende il parere per 112 farmaci da parte dell’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA), di cui molte riguardano farmaci oncologici, immunoterapie e anche nove terapie avanzate.
Chi si sottopone a un trapianto di organo deve assumere farmaci immunosoppressori per tutta la vita. Questo perché, se la persona li sospendesse, l’organo trapiantato andrebbe incontro a rigetto, cioè verrebbe riconosciuto come estraneo e attaccato dal sistema immunitario. Purtroppo, l’inattivazione prolungata del sistema immunitario può portare, seppur in una percentuale bassa di casi, alla riattivazione di vari virus, causa di infezioni post trapianto. Tra questi c’è anche quello dell’Epstein Barr (EBV) – il virus noto per causare la mononucleosi – che può anche contribuire allo sviluppo di malattie più gravi quali i disordini linfoproliferativi, i linfomi. Benedetto Bruno - Professore Ordinario di Ematologia e Direttore della Struttura Complessa di Ematologia Universitaria presso l’AOU Città della Salute e della Scienza di Torino - ci ha fatto una panoramica sui disordini linfoproliferativi post trapianto e sulle terapie attualmente disponibili, inclusa la terapia cellulare recentemente approvata e rimborsata dal Servizio Sanitario Nazionale (SSN).
a cura di Anna Meldolesi
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